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Che cosa sono gli oneri figurativi e perché è importante considerarli

In contabilità siamo abituati a confrontarci con bilanci, mastrini e registrazioni in partita doppia. Tuttavia ci sono alcune voci che non transitano dalla contabilità (non iniziate a pensare male... sto parlando di casistiche assolutamente regolari e rispettose della vigente normativa fiscale!) e che andrebbero invece considerate alla pari di tutti gli altri conti.

In questi casi si parla tecnicamente di oneri figuarativi. Ma che cosa sono esattamente?

Semplificando, parliamo di oneri figurativi tutte le volte che nel nostro bilancio mancano dei costi, che effettivamente non sono stati sostenuti, ma che sarebbero invece stati sostenuti in condizioni normali. Concetto un po' difficile da spiegare a parole, per cui vado subito a qualche esempio concreto.

Un caso di oneri figurativi l'abbiamo ad esempio quando il titolare, oppure un socio, mettono a disposizione un locale di loro proprietà senza richiedere l'affitto (comodato d'uso). In questo caso l'azienda non sostiene alcun costo, per cui è normale che in bilancio non risulti nulla, tuttavia in condizioni normali di mercato l'azienda avrebbe dovuto provvedere ad affittare un locale analogo, sostenendo quindi dei costi per locazioni, e quindi l'utile complessivo sarebbe stato inferiore.

Stessa cosa per il lavoro prestato dal titolare o dei soci. Raramente, tranne casi di soci di minoranza con i quali è eventualmente possibile in determinati casi instaurare un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato, questo lavoro può essere retribuito, al di là dei compensi deliberati per l'eventuale attività di amministratore (che dovrebbero essere sempre proporzionati ai compiti derivanti dall'ufficio di amministratore). Tuttavia se il titolare o i soci non prestassero la loro attività lavorativa l'azienda dovrebbe assumere uno o più dipendenti per svolgere il lavoro.

Idem per il capitale investito nella società da parte dei soci, a titolo di capitale, riserve di capitale, finanziamenti infruttiferi: in mancanza di questi apporti l'azienda dovrebbe sostenere maggiori oneri bancari, necessitando di maggiori finanziamenti. E così via.

Sembra ovvio, ed allora viene spontanea la domanda: che senso ha parlare di oneri figurativi? Ha senso, ne ha molto.

È di fondamentale importanza sapere leggere un bilancio al di là dei dati formali. Gli oneri figurativi in un certo senso falsano, seppure in maniera assolutamente corretta e legale, il risultato dell'esercizio, utile o perdita che sia.

Facciamo un esempio. Se abbiamo un'azienda in cui 3 soci lavorano a tempo pieno a fronte di un piccolo compenso per la carica di amministratore ed hanno investito ciascuno 100.000 Euro nella società, e questa chiude l'esercizio con 50.000 Euro di utile, in realtà l'azienda è come che avesse chiuso in perdita, in quanto da questi 50.000 Euro dovremmo togliere, a margine del bilancio, i costi (figurativi) del personale e degli interessi bancari che si sarebbero sostenuti corrispondendo il loro giusto valore e queste voci relative ad attività e finanziamenti da parte dei soci. E chiaramente con 50.000 Euro non si pagano tre dipendenti ed interessi su 300.000 Euro di capitale.

Sembra complicato e machiavellico, ma in realtà è relativamente semplice: se i 3 soci avessero investito i loro soldi in banca e fossero andati a lavorare altrove, la società avrebbe dovuto assumere 3 dipendenti (almeno) e richiedere un mutuo in banca.

Voi mi direte, ma la società senza i soci "chiave" non avrebbe neppure potuto esistere, oppure sarebbe fallita nel giro di poco tempo. Non ne dubito e non lo metto minimamente in discussione, però da un punto di vista ragionieristico è comunque importante considerare questi costi, perché ci permette di capire l'utile effettivo della nostra azienda senza fermarsi al mero dato formale.

Questo aspetto è ulteriormente importante anche perché se confrontiamo due aziende, l'azienda A in cui lavorano i soci e l'azienda B in cui lavorano solo dipendenti, altrimenti i dati non sono confrontabili.

Ritornando all'esempio, l'azienda che chiude il bilancio con un utile di 50.000 Euro deve essere consapevole che dovrebbe analizzare meglio la propria gestione per capire meglio le aree di perdita e le aree di utile in quanto, nonostante sia formalmente in utile, quei 50.000 Euro devono in un certo senso "coprire" il lavoro di tre persone ed il costo implicito (interessi) di un capitale di 300.000 Euro, quindi di fatto l'azienda è in perdita, e non di poco.

Una volta che abbiamo in qualche modo "inquadrato" gli oneri figurativi e dunque affinato il modo con cui guardiamo i bilanci, riusciremo ad analizzare numeri e conti in maniera molto più precisa.

Infine, anche se qui non si tratta propriamente di oneri figurativi, possiamo tuttavia applicare lo stesso concetto, oserei dire la stessa "sensibilità", nell'analizzare in generale i vari aspetti dell'azienda.

Solo per fare un esempio - ne parlavo appunto in altro articolo relativo all'importanza del margine - riusciremo ad analizzare e comprendere a fondo tutti quei costi che transitano sì per la contabilità, ma in maniera a volte molto generica per cui ci può essere veramente d'aiuto ricercare quei dati e quelle informazioni che a prima vista il bilancio non evidenzia, ad esempio quantificando i tempi interni impiegati dal personale nelle varie attività, che al di fuori dell'ambito strettamente produttivo (e talvolta aihmé neanche quello) non viene considerato: i tempi acquisizione ordini e commessi, i tempi preparazione delle consegne, i tempi gestione attività amministrative, solo per fare alcuni esempi.

Evidentemente qui non si tratta più di oneri figurativi, perché sono ben presenti nel bilancio nel costo del personale, ma la nostra sensibilità è in grado ora di dare importanza a tutte quelle che voci "intermedie" che compongono il quotidiano della nostra attività, senza limitarci alla mera evidenza formale delle sole voci riepilogate in bilancio. Questa è la base per un'analisi analitica della gestione aziendale.


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01/08/2022

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